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C’è stato un periodo

C’è stato un periodo.

C’è stato un periodo che vivevo nel paese dei Musoni. Il paese in sé non è che fosse un bel paese, anzi, dal punto di vista edilizio e urbanistico lasciava molto a desiderare, non c’erano autobus né treni, non vi era nato nessun poeta o scrittore famoso, non c’erano scuole, caserme o monasteri, ma il clima era mite e dalle colline si vedeva il mare. E non c’era il sindaco, al paese dei Musoni. Il governo era affidato al Consiglio degli Intrattabili, che restava in carica due anni e le decisioni del Consiglio degli Intrattabili erano inappellabili e per questo motivo gli abitanti erano spesso nervosi e tendevano a assumere atteggiamenti negativi. Erano due i partiti chiamati a contendersi la maggioranza del Consiglio degli Intrattabili: il primo era il Partito degli Scontrosi, il secondo il Partito degli Scorbutici, e così veniva garantita l’alternanza. E quando non si discuteva dei provvedimenti del Consiglio degli Intrattabili, si cucinava molto, al paese dei Musoni. E c’erano concorsi di gastronomia e sagre di ogni genere, una al mese e a volte anche più d’una. E c’erano dozzine di ristoranti, quasi sempre vuoti perché i turisti non erano graditi, e infatti non se ne vedeva mai uno in giro. Il piatto tipico del paese dei Musoni era il malmostoso riottoso, un grande raviolo ripieno di patate scortesi e bietole selvatiche. E le donne facevano a gara a chi realizzava il malmostoso più grande. E anche gli uomini partecipavano preparando il condimento per i malmostosi, di norma un sugo a base di pomodori livorosi, cipolle ispide, origano, basilico e carote lunatiche tagliate a pezzetti. E poi, una volta finita la gara e premiato il malmostoso più introverso, tutti gli abitanti si riunivano ognuno per conto proprio nella piazza principale a mangiare i malmostosi riottosi e a bere i vini ombrosi prodotti dalle cantine asociali. Non si stava male, al paese dei Musoni. Ma una mattina, incontrando per strada uno spazzino che spazzava spazientito, mi era scappato un sorriso, un debole e inatteso sorriso. E qualcuno mi aveva visto e aveva iniziato a dire che avevo sorriso per scaricare l’aggressività. E si era sparsa la voce che oltre a aver sorriso avevo perfino detto Buongiorno. E in poco tempo tutto il paese dei Musoni si era mobilitato per discutere dell’accaduto. E sia il Partito degli Scontrosi che quello degli Scorbutici avevano condannato l’episodio. E era stata convocata una seduta straordinaria del Consiglio degli Intrattabili e il Consiglio, approvando un documento di disapprovazione, aveva deciso che d’ora in avanti fatti del genere non sarebbero stati più tollerati. E allora avevo fatto le valigie e ero andato alla stazione dei treni e lì ero rimasto a aspettare inutilmente che passasse un treno, ché al paese dei Musoni nessuno se l’era mai sentita, di costruire una linea ferroviaria.

 



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