• Home
  • /
  • gz
  • /
  • Dalla parte di Thelonious

Dalla parte di Thelonious

Dalla parte di Thelonious.

L’altra sera sull’autobus che mi riportava verso casa c’erano due tizi che parlavano senza sosta. Uno dei due, il più basso, faccia tonda e labbra sottili, orecchie a sventola, maglioncino sulle spalle e scarpe alla moda, alla fine di ogni discorso agitava la mano e a voce alta diceva “Non per fare la Cassandra, eh”. L’altro, viso lungo, naso a uncino, baffetti grigi, occhiali dalla montatura leggera e giubbotto scuro, ascoltava in silenzio, scuoteva il capo e ogni tanto sussurrava “Siamo ben messi, siamo ben messi”. Lo diceva due volte, come se una volta sola non fosse sufficiente a corroborare il suo pensiero.
– Guarda che ne succedono, eh – faceva il primo agitando la mano.
E l’altro zitto. Scuoteva il capo.
– Guarda che ne succedono, eh. Tu pensa Rodolfo. Ce l’hai presente? Rodolfo, che è tornato a vivere con la madre. Ce l’hai presente?
– Eh.
– Ecco. Tu pensa Rodolfo. In che guaio s’è cacciato. Mi fa una pena. Non arrivi a crederlo. Finisce male. Te lo dico io, finisce male. Non per fare la Cassandra, eh.

– Siamo ben messi, siamo ben messi.
– Finisce male anche la moglie. E quel tipo che le ronza attorno. Come se non si sapesse. Vedrai, vedrai. Finiscono male. Non per fare la Cassandra, eh.
– Siamo ben messi, siamo ben messi – e scuoteva il capo.
– Ora. Dico. Passi per quella storiaccia dei soldi. Passi pure. Proprio una storiaccia. Ma va bene, passi pure. Può capitare. A chi non è mai capitato? Nessuno è perfetto, no?

– Nessuno è perfetto – e scuoteva il capo.
– Ma la scenata dell’altra mattina. Ma. Ne vogliamo parlare? Dico, davanti a tutti, davanti ai figli. Una scenata così. Siamo rimasti senza parole. Proprio muti. Vuoi saperlo? Beh, mi sono vergognato. Mi sono sentito in imbarazzo al posto suo. Mi è venuta voglia di essere altrove.
– Ma infatti.
– Mi fa una pena.
– Siamo ben messi, siamo ben messi.

– E i figli? Allibiti. Erano allibiti. Non dico altro. Poveri ragazzi. Finiscono male, quelli. Te lo dico io, proprio male. Non per fare la Cassandra, eh.
– Siamo ben messi, siamo ben messi.
– Che poi, Rodolfo, lui aveva tutto. Una famiglia. E che famiglia. Una casa. E che casa. Uno studio avviato. E che studio. Aveva tutto. Tutto. Un istante dopo, niente. Va’ a sapere che gli è preso. Un patrimonio, ha buttato via. In tutti i sensi. E ancora non è finita. No, no. Vedrai.
– Ancora non è finita. No. – E scuoteva il capo.
– Finisce male, finisce male. Non per fare la Cassandra, eh.
– Siamo ben messi.
– Eh?
– No, dico, siamo ben messi, siamo ben messi.
Poi, a un certo punto, quei due che ancora continuavano a voce sempre più alta, non so perché ma mi è venuto in mente un aneddoto su Thelonious Monk che avevo letto qualche tempo prima. Pare che durante un concerto nel suo locale preferito, il Five Spot, Monk se ne fosse andato tra un set e l’altro. Sparito, letteralmente. Lo avevano ritrovato nei dintorni. Era in piedi, immobile, e fissava la luna.
“Ti sei perso?”, gli aveva chiesto il proprietario del locale.
“No”, aveva risposto Monk. “È il Five Spot che s’è perso.”

Ecco, mentre quei due continuavano e l’autobus era intrappolato nel traffico dello shopping, ho ragionato sul fatto che non mi andava più di starli a sentire. Parlavano a voce alta ed era impossibile non starli a sentire. E mi davano noia. Mi indispettivano i toni, le parole, gli sguardi, i gesti, le facce. Tutto, di loro, mi irritava. Così alla prima fermata utile sono sceso. C’era parecchia gente per strada. Ho affrettato il passo per allontanarmi dalle vie del centro, regolando il respiro, trattenendo l’aria nei polmoni, sbuffandola con forza, una volta, due, tre, quattro. Ho svoltato in un vicolo poco illuminato. I suoni della città quasi non si sentivano. Solo allora ho rallentato l’andatura e ho sollevato lo sguardo, ho fissato la luna. Era piccola, luminosa. Mi sono fermato un istante, prima di riprendere a camminare. L’aria era fresca, il vicolo deserto. Ho continuato a fissare la luna, come Thelonious.
Mi è venuto da pensare: “Sono ben messo”.

 

Thelonious_Monk,_Minton's_Playhouse,_New_York,_N.Y.,_ca._Sept._1947_(William_P._Gottlieb_06191)

nella foto, s’è perso

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

UA-77195409-1