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Questi soffitti viola

Questi soffitti viola.

Forse non ti ho mai raccontato di quella volta che andammo a Roma per le vacanze di Pasqua, io e il mio amico Gino, che si chiamava Mauro ma noi lo chiamavamo così perché era tale e quale ginopaoli, anche se Gino, il mio amico, aveva trentadue anni, mentre ginopaoli all’epoca ne aveva già cinquantanove, sessanta, e Gino, il mio amico, noi non riuscivamo a capire perché lui sembrasse così anziano, ad appena trentadue anni, e quand’era di buon umore, quando non era troppo incazzato per il lavoro o per le donne, noi lo guardavamo con un mezzo sorriso e gli dicevamo Oh, Gino, ma lo sai che sei tale e quale ginopaoli, proprio tale e quale, anche le rughe?
Gino. Che tipo.
Forse non ti ho mai raccontato di quella volta che per andare a Roma per le vacanze di Pasqua, io e Gino prendemmo la nave della Tirrenia, in cabina di seconda classe, ché mia nonna mi aveva regalato i biglietti, in una di quelle navi che alle tre del mattino c’era sempre qualche coglione che faceva lo scherzo di bussare alla porta della cabina e di mettersi a urlare Civitavecchia! Civitavecchia!
Nave. Si fa per dire.
Forse non ti ho mai raccontato di quella volta che mentre io e Gino eravamo seduti ai tavolini del bar nella nave della Tirrenia e sorseggiavamo una birra fredda e un cappuccino tiepido nella tazza di plastica, a un certo punto si avvicinò una tizia, una donna con un grande foulard azzurro in testa, le labbra carnose, gli occhi truccati di viola, il vestito di raso nero, gli stivali a mezzagamba, e con voce da mezzosoprano ci disse Ciao ragazzi, in cabina ho del vino rosè, vi andrebbe un bicchiere?
Rosè. Si fa per dire.
Ecco.
Forse non te l’ho mai raccontato, com’è che andò a finire, quella volta lì.
E insomma.
Mi sa che un giorno o l’altro te lo racconto.

 

melanzana colore

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