Ti dirò una cosa

Ti dirò una cosa.

Vita dura, quella dei personaggi dei libri. Vita avventurosa, di norma rischiosa e divertente, più spesso ripetitiva. Ma mai comoda. Perché protagonisti si diventa, mica si nasce. O per lo meno è quel che si dice. E a prescindere da ciò che affermano gli scrittori, la linea di confine tra realtà e fantasia è più fragile di quanto si possa immaginare.
Ecco, forse è questo il motivo per cui, in fin dei conti, un po’ tutti siamo uomini e donne di frontiera.

Uomo di frontiera – tanto per dire – è Valdo.
Una sera ha bussato alla mia porta. Alla porta dei miei pensieri, s’intende. E già sapevo che sarebbe stata dura, lavorare con un tipo così. Convincerlo a entrare nella parte.

Vorrei fare l’ambasciatore – m’ha detto subito – in alternativa il giardiniere, o il commesso viaggiatore. O il pilota di elicotteri, o l’archeologo.
Una volta sono stato marchese – m’ha detto – una specie di dongiovanni del ‘700. Avevo donne, denaro e cibo a volontà. Ogni fine settimana, con il resto della nobiltà si andava a caccia di fagiani e volpi. Me la sono spassata.
Un’altra volta – ha aggiunto – sono stato costretto a districarmi tra dinosauri di ogni razza e taglia. Ero un paleontologo, un ricercatore di prestigio. Un giorno, mentre mi dedicavo a non meglio definiti esperimenti sulla teoria dei quanti, ho compiuto un banalissimo errore di calcolo e sono ruzzolato indietro nel tempo di ben novanta milioni di anni. Sfido chiunque a trovare un contesto peggiore.
Un’altra volta ancora – ha continuato lui – mi son trovato nel bel mezzo di una rivolta contadina in Messico. Ero un baffuto e panciuto generale dell’esercito chiamato a sedare sommosse popolari. Forte con i deboli e debole con i forti, la mia attività consisteva nel confiscare le terre ai poveri, far fucilare i ribelli e venire incontro alle esigenze dei latifondisti. Tutto sommato non me la sfangavo male. Ma era evidente che, alla lunga, non sarei riuscito a farla franca. Infatti i sovversivi mi hanno teso un’imboscata. Prima mi hanno legato come un salame, quindi trascinato in un villaggio e preso a botte fino a farmi entrare in coma. Ho vegetato per due giorni e mezzo, poi sono morto. Solo allora il capo dei guerriglieri ha ordinato ai suoi uomini di tagliarmi a pezzi e di gettare le parti migliori in pasto ai maiali. È stato uno dei miei trapassi più angoscianti.

Valdo.
Sì, sapevo che sarebbe stata dura, lavorare con un tipo così.  Convincerlo a entrare nella parte.
Però alla fine ha accettato. Perché anche i personaggi di carta tengono famiglia, devono campare pure loro.

 

disunghiante

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