Carteggi (20)

Carteggi (20).

Ciao, avrei dovuto risponderti ieri, ma ieri ho pensato che in realtà sarebbe stato più consono risponderti ieri l’altro, e così via
[1. Consono è un aggettivo che non sopporto, perciò ti prego di tenerne conto, grazie; 2. Volevo scrivere “avant’ieri” o “avantieri”, al posto di “ieri l’altro”, ma l’idea mi dava sui nervi, quasi quanto l’apostrofo tra avant e ieri; 3. L’uso indiscriminato di virgolette, (queste: ” “) andrebbe stigmatizzato, così come l’uso del verbo stigmatizzare, naturalmente].
La risposta, tuttavia, è rimasta incastrata da qualche parte. Non so bene dove. Non so bene perché. Più che incastrata, direi intrappolata. Hai presente? Tua cugina (quella carina e simpatica, non l’altra) potrebbe confermare. L’ultima volta che l’ho incontrata, al funerale di tuo padre, mi ha regalato un sacchetto di semi di girasole e mi ha sussurrato “Perché non abbiamo mai fatto l’amore insieme?”.
La risposta è che non c’è alcuna risposta. Né alle tue domande, né alle domande di tua cugina, di cui tra l’altro non ricordo più il nome (Clelia? Adalgisa? Ethel?).
Non è un periodo facile, ammesso che esistano o possano esistere periodi facili
[4. Per “facile” intendo fattibile, realizzabile, non impossibile (poi non lo so, vedi tu, non posso continuare a far finta di niente, a far finta che tu non sappia che è stata colpa di tua cugina, non quella carina e simpatica, l’altra); 5. Per “periodo” intendo un lasso di tempo indefinito, una sorta di oscurità spaziale che viaggia nei gabinetti delle navi da crociera, tuffandosi da grattacieli immisurabili in vasconi di amarene e brandy].
Manca ancora un’ora al pranzo: ecco uno dei problemi. Nel frattempo potrei descriverti un incontro di pugilato, ma so che non apprezzeresti. Se tu, ogni qualvolta che ci incontriamo, non mi guardassi in quel modo, come se fossi un bambino centenario, forse me ne starei seduto da un’altra parte, a osservare gli innamorati al parco o a prendermi gioco dei burloni con i polpacci da poligamo.
Ti confesso una cosa: nel tuo sorriso ho sempre letto una consapevolezza esagerata, un portamento innocente. E ne ho tratto una teoria, secondo la quale gli uomini dovrebbero consacrare qualche giorno festivo alla materia oblunga. Tu che ne pensi?
[6. Una buona notizia: non sto più uscendo in maniche di camicia].
Bene. Ti saluto.
Più tardi – come dice il poeta – scenderò furtivo nel valloncello umido.
Tuo
J.T.









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