Un passo indietro.
Quel ventoso giorno di settembre, me ne stavo appoggiato al muro, davanti alla piccola piazza Degli Spiriti, guardavo Marcel Proust e le sue zampe bordate di fango scuro e ciuffi d’erba.
Mi domandavo se fosse necessario fare un passo indietro per spiegare gli antefatti. Marcel Proust mi osservava immobile, le orecchie dritte.
– Pensi che non abbia capito? – gli ho chiesto.
Lui non mi ha risposto. Del resto, che cosa avrebbe potuto dire? Non avevo alcuna intenzione di fare un passo indietro, e nemmeno c’erano antefatti da spiegare.
– Ciò che vedi è una conseguenza, non una causa – gli ho detto.
Era un momento imbarazzante, lo sapevamo entrambi.
Un istante dopo ho notato un furgone che si avvicinava all’incrocio lampeggiando. Il vento scuoteva le chiome degli alberi. C’era ben poco da aggiungere.