Un passo indietro

Un passo indietro. Quel ventoso giorno di settembre, me ne stavo appoggiato al muro, davanti alla piccola piazza Degli Spiriti, guardavo Marcel Proust e le sue zampe bordate di fango scuro e ciuffi d’erba. Mi domandavo se fosse necessario fare un passo indietro per spiegare gli antefatti. Marcel Proust mi osservava immobile, le orecchie dritte. – Pensi che non abbia capito? – gli ho chiesto. Lui non mi ha risposto. Del resto, che cosa avrebbe potuto dire? Non avevo alcuna intenzione di fare un passo indietro, e nemmeno c’erano antefatti da spiegare. – Ciò che vedi è una conseguenza, non una causa – gli ho detto. Era un…

Tolleranza

Tolleranza. La tolleranza è quella cosa che tu sei in autobus e rimani impassibile, calmo, una statua, anche quando il tizio al tuo fianco parla al telefono e dice “Ciaogarissima, ci vediamo per un aperitivino?”.

Carteggi (30)

Carteggi (30). Ciao, in genere preferisco non andare a capo, ma oggi mi è preso così, sarà per via del frastuono che invade ogni spazio, fuori e dentro casa, un rumore così assordante che non riesco nemmeno a sentirmi pensare. Oh, so bene che per te non fa differenza alcuna. Chiasso o silenzio che sia, la ginnastica mentale non è mai stata il tuo forte. Ora, che tu ci creda o meno, questo è un problema. Perché vorrei poter dire che non me ne frega niente di ciò che pensi, se solo avessi pensieri, anche uno solo del quale potermi disinteressare. Invece no. Mi lasci sempre con un…

Non sono soltanto canzoni

Non sono soltanto canzoni. Era il sedici agosto, o forse il diciassette, e avevo quindici anni. Mi trovavo in vacanza al mare. Ero un ragazzino smilzo, una specie di selvaggio con la pelle bruciata dal sole e lo sguardo ruvido e incantato che hanno tutti i quindicenni che sognano di diventare poeti o musicisti. L’estate scorreva pigra, calda e senza particolari sobbalzi, a parte quelli del mio cuore che batteva per una ragazza che portava i capelli corti e amava leggere libri gialli e d’avventura. A un certo punto, credo fosse già pomeriggio, arrivò la notizia. Ho un ricordo nitido di quel momento: avevo con me una radio a transistor, di…

La mossa

La mossa. Cagliari, esterno, mattino. Il tizio, basso e mingherlino, sulla cinquantina, riportino unto, appiccicoso e appiccicato, ha fatto un cenno con la mano per richiedere la fermata dell’autobus. Quando si sono aperte le portine, ha iniziato a fissare l’autista e si è messo a cantare: “Pesca pesca pesca pescatore, pesca non ti fermaaare”. L’autista l’ha guardato e dopo un po’ gli ha detto: “E allora? Deve salire?”. Il tizio ha fatto una mossa con l’anca, una specie di finta da calciatore, come se davanti a sé avesse il più tenace degli stopper, e poi ha detto: “No”. E l’autobus è andato via.

Al massimo

Al massimo. I poeti non sono mai tristi. Al massimo compongono versi.

Cuoiame liquefatto

Cuoiame liquefatto. La sveglia è suonata in ritardo. Così mi sono alzato in ritardo. Ho fatto colazione in ritardo. Mi sono lavato in ritardo. E mi sono anche vestito in ritardo. Tutto era in ritardo. Perfino la realtà era in ritardo, non saprei dire quanto in ritardo, però. Allora mi sono affacciato alla finestra e ho seguito con lo sguardo una ragazza che portava a spasso il suo cane. A un certo punto si è voltata e mi ha fatto un cenno con la mano, come per dire “Scusa, ma sono in ritardo”. Anche il cenno con la mano era in ritardo. Per tutta risposta ho fatto “Sì”…

La spesa

La spesa. Fermata dell’autobus. La donna, sulla trentina, riceve una telefonata. Risponde. Chiamata in viva voce. All’altro capo della linea c’è un uomo. – E allora? – dice – Che cosa ti ha detto? – Allora. Ha detto che tu sei un pezzo di merda. Che vuoi far impazzire tua mamma. Che le hai rovinato la vita. Che le volevi vendere la casa e con i soldi guadagnati scappare con me all’estero. – Uhm. Poi? – Poi ha detto che io sono un pezzo di merda e che ti sto facendo il lavaggio del cervello. – Uhm. Va bene. – Ah. Un’altra cosa. – Cosa? – Ha detto…

Stronzate

Stronzate. “Le stronzate sono inevitabili ogni volta che le circostanze obbligano qualcuno a parlare senza sapere di cosa sta parlando. Pertanto la produzione di stronzate è stimolata ogniqualvolta gli obblighi o le opportunità di parlare di un certo argomento eccedono le conoscenze che il parlante ha dei fatti rilevanti attorno a quell’argomento. Questa discrepanza è comune nella vita pubblica, in cui le persone sono spesso spinte — vuoi dalle proprie inclinazioni, vuoi dalle richieste altrui — a parlare in lungo e in largo di materie nelle quali sono, in grado maggiore o minore, ignoranti. Questioni strettamente correlate emergono dalla diffusa convinzione che in una democrazia ogni cittadino debba…

Devo ricordarmi (2)

Devo ricordarmi (2). Una delle cose di cui devo ricordarmi è raccontare la storia di Fidelkennedy, nome d’arte di un filosofo utopista di Sant’Andrea che fino a qualche anno fa viveva in una casa abusiva nelle campagne di San Priamo, insieme alle sue due mogli e ai suoi sette figli. Fidelkennedy era un seguace del pensiero di Louis-Sébastien Mercier, che nel 1770 ha pubblicato un romanzo intitolato “L’anno 2440” nel quale immagina che a partire da un presente imperfetto si possa arrivare a un futuro perfetto. Anche Fidelkennedy sosteneva che l’umanità stesse per riemergere dalla confusione di una modernità incompiuta per proiettarsi verso un mondo di pace, amore,…

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