Carteggi (25)

Carteggi (25).

Ciao, ti scrivo perché è arrivato il momento. Non c’è tempo da perdere: presto l’anarchia si diffonderà ovunque. Chi non è già sprofondato nel sonno, presto fingerà di dormire.
Ti scrivo perché non ho bisogno di silenzi menzogneri. E le risate fuori luogo mi infastidiscono. Ma questo già lo sai.
Quello che non sai è che, ormai da tempo, da troppo tempo, sono prigioniero dei miei pensieri. O forse lo sai, ma fai finta di non saperlo. Essere prigionieri dei propri pensieri ti fa sentire come l’ultimo dei prigionieri, un reietto, un essere dallo spirito profondamente e perennemente inquieto.
A volte sogno di danzare. E mentre danzo mi liscio il dorso della mano destra con il palmo della sinistra. Direi che me la cavo, come danzatore.
Forse potresti scrivere un attestato di benemerenza per me. Ci hai mai pensato?
Ti scrivo perché questo inverno potrebbe essere l’inverno del mio scontento. Hai mai letto quel libro? Il libro di Steinbeck, intendo? Non mi è mai piaciuto. L’ho sempre lasciato a metà. In fondo sono un lettore mediocre.
Ti ricordi quel giorno sulla sponda del fiume? Sorridi alla vita, mi dicevi. E da allora ho iniziato a sorridere. Per giorni non ho fatto altro che camminare e sorridere. Non solo alla vita. Sorridevo ai vicini di casa, agli sconosciuti, a chiunque incontrassi per strada. Sorridevo e basta.
Finché una mattina ho provato un senso di disagio estremo. C’era chi mi parlava e pretendeva che lo ascoltassi. Parlavano tutti. E tutti avevano un’opinione su tutto. Il mio disagio aumentava, perché non avevo opinioni su niente. Nemmeno mi interessava averne. E se pure avevo delle opinioni, non mi andava di saperlo.
Qualcuno mi faceva domande. Ma non avevo risposte. E anche quando non mi facevano domande, sembrava che comunque si aspettassero delle risposte.
Tutto ciò non aveva senso. E se pure ce l’aveva non sapevo quale fosse e nemmeno che forma avesse.
Adesso nulla è cambiato. Gli uomini e le donne che incontro appaiono soddisfatti, muovono la testa in su e in giù. Sembrano insalate di lattuga moribonde.
E poi ti scrivo perché poco fa me ne stavo sotto un lampione a fumare. Il frastuono della bettola usciva a sbuffi e a singhiozzi nella strada, e ho pensato: Bene, tra qualche ora sarà di nuovo mattina.
Ma era una previsione troppo facile, si è perfino avverata.
Ecco. Credo di averti scritto più del dovuto. Ma in fondo è sempre stato così.
Tuo,
Jerry Il Micione.











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