Essere pronti.
Cagliari, mattina, interno bar.
Lei, dietro il bancone, armeggia con lo strofinaccio, sistema tazzine, piattini e cucchiaini. Lui, corporatura massiccia e occhiali a specchio, è seduto al tavolino, legge il giornale, sorseggia un caffè e commenta le notizie.
– C’è molto spagheggio? – dice lei.
– Eh. Scrivono che è sbarcato anche qui. Emmo’ sono cazzi.
– Cugurra.
– Io non ho paura.
Al che solleva le braccia, butta lo sguardo al soffitto ed esclama: – Gesugristu! Chi mi olis pigài sono pronto. Seu innoi!
– Eia – dice lei – prima però sciacuarì beni beni is manus.
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