Giorno 26

Giorno 26.

– Andiamo – dico.
E subito montiamo in auto con Lilla e Orazio. Orazio ingrana la prima e parte a razzo, un inizio molto promettente, ma nessuno di noi saprebbe precisare da quale punto di vista. Lilla è seduta davanti. La sua borsa fluttua da un’estremità all’altra del cruscotto. Nel sedile di dietro c’è un po’ di tutto, anche un cane di pezza e un pallone di cuoio consumato. La radio è sintonizzata su una stazione che trasmette Bob Marley e Peter Tosh. Il segnale è disturbato, c’è un’altra frequenza che tenta di sovrapporsi. Così, di tanto in tanto, si sente in sottofondo il basso intenso e martellante di un brano pop anni ottanta.
– Da qui in poi è tutta curve – dice Orazio imboccando un incrocio.
La risposta di Lilla è in uno sguardo altezzoso. Da qui in poi è tutta curve, penso. Ma nessuno di noi saprebbe precisare da quale punto di vista. Mi rigiro tra le mani il cane di pezza e comincio ad annodargli le orecchie. Ha un filo bianco che gli penzola dalla coda. Mi viene voglia di strapparlo. Lilla abbassa l’aletta parasole, si guarda nello specchietto. Dalla borsa tira fuori un tubetto di mascara, imbeve lo spazzolino nella crema scura, lo stende sulle ciglia superiori. Le spazzola al centro, dalla radice verso le punte, e le spinge verso l’esterno per allungarne la coda. Il suo impegno è ammirevole. Da qui in poi è tutta curve, penso. E con un colpo secco strappo il filo che ciondola dal cane di pezza. Anzi, che ciondolava. Ora si è aperto uno spacco nel tessuto. E dal culo del cane di pezza cominciano a uscire dei minuscoli parallelepipedi di gommapiuma colorata. Proprio minuscoli. Le vibrazioni dell’auto coprono la musica.
– E le curve? Quand’è che finiscono? – dico.
Lilla e Orazio se ne stanno in silenzio. Dal finestrino è un panorama di boschi e squarci di cielo. La strada è un po’ in salita. Mi viene voglia di dormire. Ormai siamo più di là che di qua, penso, e ognuno se ne sta per i cazzi suoi. Va bene così. La situazione si regge da sé. Forse dovremmo chiarirci le idee, le cose che ci passano per la testa. Ma sono sicuro che nessuno di noi saprebbe precisare da quale punto di vista.







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